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Tutto è pensato: Paragon 700 a Ostuni

di Elisa Cazzato

“Immagini il risultato finale non appena entri in un edificio antico da ristrutturare, o il processo è graduale?”

“Lo immagino subito”.

Inizia così la conversazione con Pascale Lauber, designer e proprietaria, assieme a Ulrike Bauschke, di Paragon 700, Boutique Hotel & SPA di recente apertura a Ostuni.

In effetti, varcata la soglia del Palazzo Rosso, che già fu dimora del primo sindaco di Ostuni e delle vicende patriottiche legate alla Giovine Italia, si ha l’impressione di essere entrati in un mondo, in una visione onirica precisa.

A dire il vero non è la prima volta che metto piede all’interno dello storico Palazzo Tanzarella: nel 2018 infatti, ebbi il piacere di visitare il cantiere di ristrutturazione, che si fermò per due giorni per ospitare la mostra di arte contemporanea “Cantieri mentali, Opere di Caio Gracco”. Inevitabile, dopo un’esperienza del genere, non soffermarsi sul processo intellettuale, per quanto inspiegabile, che porta a risultati così fuori dal comune.

Ulrike parla dell’innamoramento per questo palazzo con una scintilla che brilla negli occhi, “It was love at first sight”, durante la prima visita organizzata dall’artigiano Renato Palumbo.

Difficilmente in qualche altra struttura pugliese si può rintracciare un equilibrio così armonioso tra pezzi provenienti da vari antiquari e mercatini, dal Sud Africa (terra cui le proprietarie sono strettamente legate) e pezzi ispirati all’artigianato pugliese , disegnati da Pascale stessa, fondatrice di ID Living.

Un Sud che incontra un altro Sud, in fondo, con ricordi di altri Paesi, cui le due proprietarie sono affezionate.

Dal processo di immaginazione dell’ambiente passiamo a parlare proprio del rapporto di Pascale con gli oggetti. Il processo è diverso, lei ci rivela di sentire un trasporto, una consapevolezza inconscia che gli oggetti che sceglie e di cui non immagina immediatamente la collocazione avranno poi il loro posto assegnato, in un’idea che alberga nei recessi della mente. La designer nutre un grande amore per ciò che gli altri scartano o non immaginano assolutamente in un cambio di destinazione d’uso.

Inutile indagare oltre, il risultato è straordinario. Pur nella lettura contemporanea del luogo, sembra che tutto in fondo sia stato da sempre lì.

Colpiscono in particolare i lampadari dell’ingresso e del Bar 700, ispirati a oggetti della tradizione pugliesi e rielaborati da Pascale in chiave grandiosa, assieme ai lampadari provenienti dal Sud Africa, sotto ai quali non si riesce a non sostare senza contemplare ogni passaggio.

Resto affascinata da ciò: le cose molto belle ci invitano a soffermarci sul momento.

L’attenzione delle proprietarie per la cultura e l’arte sono massime, il Paragon ospita infatti mostre temporanee come quella di Michal Cole, eclettica artista e direttrice del Pavillion of Humanity, la quale lavora con materiali rappresentativi del potere nella società, come cravatte e denaro, decostruendone la simbologia nota, cercando di sottrarne la forza e l’idea di controllo. La sua idea è fare cultura con i soldi (spesso percepiti come completamente scollegati da essa). Le sue opere esposte al Paragon sono anche un tributo alla regina Elisabetta e al suo lutto.

Il 27 Maggio si è tenuto all’interno del palazzo il vernissage, e poi dal 28 la mostra aperta al pubblico per tutta l’estate. Il Paragon infatti, pur nella sua esclusività, è un luogo che vuole essere aperto all’arte del territorio. Ulrike e Pascal hanno infatti avviato una collaborazione con il conservatorio di Monopoli e intendono riempire di musica il grande giardino (che sfocia in un delizioso piccolo aranceto) per la Festa della Musica, il 21 Giugno.

E a proposito di arte, le proprietarie non trascurano quella culinaria. Parliamo con lo staff del bar che ci presenta la filosofia mixology, intitolata “The Cocktail Show”, un tributo al cinema in quanto arte pesantemente colpita dalla pandemia. Nei cocktails la base alcolica incontra infatti un innesto di fermentati per garantire un maggiore benessere a chi li degusta.

Anche la cucina del Paragon è sublime. Lo chef mescola ricordi d’infanzia e mediterranei, con tecniche differenti, apprese durante le esperienze in altri territori. Il piatto di cui ci parla con occhi quasi commossi è  il tortello a forma di cartellata (classico dolce pugliese del periodo natalizio) farcito con ragù alla cacciatora di galletto. Noi lo assaggiamo e rimaniamo stupite, così come per altri antipasti e primi tra cui il crudo di baccalà, il fusillone con scampi, di una delicatezza difficilmente paragonabile. Ci stupisce poi in particolare il crostone all’olio e pomodoro in chiave dolce, una ulteriore nota di sorpresa in un palazzo in cui tutto è pensato,  in cui ogni dettaglio è il risultato di un accurato processo mentale.

Testo di Elisa Cazzato

Foto di Francesca Romano

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