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Rosanna Calcagnile, di Calcagnile Academy: la moda, i valori, l’imprenditorialità.

di Ingrid Vernice

Stilista per l’alta moda e costumista per il cinema e per il teatro classico e d’avanguardia, Rosanna Calcagnile, fonda la Calcagnile Academy nel 1984, nella sua amata Lecce. Una scelta coraggiosa, una “sfida”, come lei stessa la definisce che le darà numerosissime soddisfazioni.  

La sua è visione pionieristica dell’impresa di moda, intesa come motore di sperimentazioni in grado sostenere il sistema produttivo perché “creatività e innovazione non bastano, non bisogna tralasciare l’imprenditorialità”.

Più che un’intervista, quella a Rosanna Calcagnile è stata una confidenza, un racconto intimo e riflessivo sulle molteplici sfaccettature della moda, sul suo ruolo sociale e educativo, sull’importanza di uno scambio culturale costante, ma soprattutto improntato sulla crescita personale, prima ancora che lavorativa.

Può dirci come e da dove nasce la sua passione per la moda?

Passione è una bella parola che racchiude in sé tanti sentimenti, che muove l’uomo oltre sé stesso, che apre la porta ai sogni.

Mentre le parlo il pensiero va ai miei affetti che non ci sono più, che hanno indubbiamente segnato la mia crescita personale e professionale. Mia madre, donna razionale, intuitiva e ligia all’ordine, deve avermi trasmesso la sua avversione per la sciatteria, più riferita ai modi che agli oggetti, e la sua passione per il cucito e la ricerca di tendenze.

Papà era un orologiaio amante della musica, in particolare lirica, che si dilettava a suonare la chitarra.

Sono loro ad avermi trasmesso l’amore per l’estetica, il buon gusto, la gentilezza, il rispetto.

I valori della moda e quelli della vita sono gli stessi.

La moda è uno stato tra mente e emozioni, è l’espressione del pensiero, è messaggio, cultura; è un racconto che si sviluppa attraverso gli abiti, la vita, la morte.

Vede, quando si disegna un abito non si fa altro che scrivere un racconto di sé stessi, affinché diventi protagonista della storia di qualcun altro.

Gli abiti affermano la nostra identità, sono memoria, ci riportano a un tempo e a un luogo altri e

comunicano il nostro modo di stare al mondo come farebbe un biglietto da visita.

Moda, cultura e didattica sono stati un trinomio inscindibile nella mia carriera.

Calcagnile Academy nasce nel 1984. Perché ha deciso di aprire la sua accademia in Puglia?

Fondare un’Accademia di moda e costume, la prima nel Salento, è stata una sfida con me stessa.

L’idea nasce da una ricerca effettuata sul territorio e da una terribile realtà: la difficoltà nel ricambio generazionale nel settore sartoriale. L’errore di fondo era nella convinzione dei maestri sarti che i ragazzi mostrassero disinteresse per questo mestiere; io invece ho creduto fortemente che non fosse così, che sarebbe stato necessario innovare la tradizione sartoriale. È qui che entra in gioco il brevetto Calcagnile per la prototipia, un metodo esemplificativo nato per stimolare l’interesse e incoraggiare gli studenti,

liberi di reinventare creazioni sempre nuove esprimendo la propria identità. Così prende vita la figura del couturier designer.

La vita mi ha regalato non poche soddisfazioni, ma i riconoscimenti più belli sono le dimostrazioni di affetto degli ex studenti. La maggior parte di loro, oggi, ricopre posizioni di prestigio all’interno delle case di moda, altri hanno creato il proprio brand… Ne cito qualcuno per darle un’idea: Massimo Orsini Couture, Itaca, Io Atelier, Arianna Laterza Couture, Marco Rollo Couture, Anastasia e tantissimi altri.

Non molto tempo fa, ho ricevuto da Mauro Antonazzo, un ex studente, un regalo molto particolare, il biglietto del pullman del primo giorno di frequenza nella mia Accademia con su scritto “è iniziato il mio sogno”. Da quel primo giorno, sono passati 30 anni e questo ragazzo, ormai uomo, ha fatto davvero tanta strada passando da una prestigiosa maison all’altra.

Sono tanti i ragazzi a cui sono particolarmente legata, di cui sono fiera e orgogliosa; credo sia questa la parte più bella del mio lavoro.

Moda, politica e sociale: quanto questi tre ambiti, apparentemente lontani, si influenzano l’uno con l’altro?

Ma la Moda è cultura, è impegno sociale e lavoro quotidiano.

Torniamo per un attimo al 1994, quando con lo slogan “per un maggiore spazio alle donne” a prima

candidatura vengo eletta consigliere comunale a Copertino, mio paese di origine.

Una straordinaria esperienza, con l’allora sindaco, il Prof. Gino Prete, un uomo di grande spessore, che mi conferì l’incarico di presidente delle commissioni per i servizi sociali e delega per le pari opportunità e la cultura. Inizialmente fui spaventata da questa scelta di cui non capivo ancora il senso, ma comunque estremamente grata.

Proprio grazie a questo percorso, ho potuto capire come ottenere risultati concreti dal comparto socioculturale per creare sviluppo sul territorio. La visione e il talento senza spirito imprenditoriale e senza una strategia alle spalle, non bastano.

Lei nasce come costumista per lo spettacolo e il cinema; quali sono i progetti a cui è più legata?

In realtà mi tornano sempre alla mente i progetti culturali, perché sono sempre quelli più impegnativi, sia in termini di costi, che di ricerca dei materiali; per non parlare, poi, dei tempi sempre strettissimi.

Ricordo con orgoglio le divise identitarie realizzate per gli operatori culturali in occasione dell’inaugurazione del nuovo Museo Castromediano di Lecce, la collezione “Touch you sensitivity” composta da camicie in tessuto di bambù, canapa e ortica in linguaggio Braille a favore degli ipovedenti, ai tantissimi progetti realizzati in Accademia, alla collezione ecosostenibile presentata a Dubai, alIa collezione “Disdir” ispirata all’arte di Carmelo Bene e mi fermo qui, non potrei raccontarle tutto, non ci sarebbe il

tempo.

L’abbiamo vista alle prese con la grande macchina della Notte della Taranta 2022, che esperienza è stata?

Direi, a dir poco coinvolgente.

Da subito si è instaurata una grande intesa con le straordinarie artiste. Ho affrontato questa sfida incoraggiata dalle mie fedeli collaboratrici Santa Scioscio, Raffaella Baldassarre e Dolores Mauro, anche se tutte noi eravamo già provate già da un anno di lavoro intenso.

L’idea, apparentemente semplice, era quella di mettere in luce lo stile e l’essenzialità della tradizione popolare, non prima di aver ascoltato le storie raccontate dai canti.

Suggestioni, ispirazioni, emozioni e ricerca, hanno dato vita a costumi personificatori del messaggio simbolico dell’immaterialità del canto. Sono stati insieme pilastri che svettavano verso il cielo e monumento celebrativo del millenario rito della Taranta.

Tutto questo è stato amplificato dalla grazia della gestualità delle straordinarie interpreti dell’orchestra popolare, Enza Pagliara, Alessandra Caiulo, Stefania Morciano e Consuelo Alfieri. E così, mentre da Melpignano loro comunicavano al mondo memoria, tradizione e movimento, io comunicavo tramite i costumi il mio pensiero.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Attualmente sto seguendo la lavorazione del docufilm lungometraggio dell’attore e regista Pascal Pezzuto

 “La Città dei Santi di Carta”, un’opera che ha ottenuto l’approvazione del Ministero per i Beni e le attività culturali, girata tra Lecce e Roma.

Ambientato tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, narra le vicende che portarono Lecce a diventare la capitale mondiale dell’arte sacra in cartapesta riempiendo le chiese di tutto il mondo di «Santi di carta».

Altri progetti? Per il momento sono top secret.

Cosa consiglia a chi, come lei, è appassionato al mondo della moda e vorrebbe farne la sua professione?

I giovani sono portatori di idee, di una nuova contemporaneità.

Purtroppo la visione da sola non basta, deve racchiudere teoria e pratica. Creatività e innovazione, certo, ma senza tralasciare l’imprenditorialità.

Mente e cuore vanno sempre lasciati aperti e ricettivi per cogliere qualsiasi spunto di novità.

Non bisogna smettere mai di evolvere e migliorare, con umiltà, unica solida base su cui costruire la propria crescita personale, prima ancora che professionale.

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