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La pittura e il filtro dell’architettura: il duo artistico Genuardi Ruta dialoga con Grace Martella

di Grace Martella

Sono rimasta molto colpita dal vostro lavoro e dal modo in cui la spazialità dei luoghi viene in qualche modo fatta “esplodere” da elementi grafici e installativi attraverso la rimodellazione dei vostri codici e di quelli del posto che vi ospita. Cosa caratterizza il processo di ricerca e di elaborazione di forme, texture e colori? In particolare, come vi siete mossi nell’ambiente salentino per “Sotto Verde Manto” a Masseria Canali e per il lavoro a Distilia (Dimora Salentina)?

Il focus della nostra ricerca è la luce e il suo incontro con i volumi architettonici. Come li attraversa e come li proietta sulle superfici. Strappi luminosi che vengono registrati e modificati, resi essenziali. Ogni luogo ha la sua caratteristica unica per la sua posizione geografica e per la sua storia; questo di certo incide sulla sua espressione e cultura. E’ importante per noi conoscere il luogo in cui andremo ad intervenire molto tempo prima, per averne una chiara conoscenza che ci possa permettere successivamente di sviluppare un’idea volta a ridisegnare gli spazi in chiave pittorica, ampliando la dimensione reale degli elementi dell’architettura.

I colori, anch’essi elementi spaziali formativi, hanno a che fare con la luce e con la saturazione. In Sotto Verde Manto ci siamo lasciati ispirare dal paesaggio e dalla cultura contadina e marinara che, in quel magico luogo, si intrecciano. Dalle pajare alle cattedrali, torri costiere e teatri antichi, tutto è stato traslato in intervento site-specific che coinvolge una grande porzione del salone della Masseria Canali. Si tratta di un intervento pittorico dove per la prima volta abbiamo inserito un elemento naturale dalle forme morbide ispirato agli ulivi. In occasione di ATEN 2020 EF presso Distilia Dimora Salentina, abbiamo invece immaginato di ruotare pittoricamente un volume architettonico preesistente, quello della forma a stella tipica delle volte salentine, creando così un’apertura verso il cielo.

Sotto Verde Manto, 2021, legno, velluto, ecopelle, visione della mostra, I.D.E.A. Salento, Masseria Canali, Casarano. PH Claudio Palma

Lo studio dell’architettura diventa pretesto per proiettare e proiettarsi, decostruendo l’esperienza percettiva e generando nuovi punti di riferimento. Come agisce lo spazio nell’esperienza espositiva?

Lo spazio diventa habitat.

Qual è stata l’esigenza che vi ha spinto a far comunicare tecniche e  materiali diversi?

L’esigenza è sempre dettata dalla curiosità, utilizzare in un modo nuovo i materiali ci conduce a una scoperta. Il velluto ha un aspetto riflettente e cangiante per esempio, si avvicina al nostro modo di trattare le superfici con gli acrilici, è dinamico. La pittura è materiale. Siamo attualmente in residenza all’American Academy in Rome e il 26 gennaio inaugura il Winter show, mostra di fine primo ciclo dove presenteremo una serie di opere che partono dalla visione di alcune architetture di Pier Luigi Nervi. Per questi nuovi lavori stiamo sperimentando l’utilizzo di nuovi materiali.

Credo molto nella riappropriazione degli spazi attraverso i processi creativi, riconoscete questo bisogno nella vostra ricerca?

Chiaramente. Dal momento in cui ci relazioniamo con lo spazio per la prima volta, questo ci suggerisce delle visioni, scatena processi di ridisegnazione dello stesso con l’obiettivo di avere un’opera totale. Diremmo che facciamo pittura attraverso il filtro dell’architettura.

Respiro il fresco cielo, 2021, legno, velluto e feltro, progetto site-specific per Post-Turismo. PH Ludovica Anzaldi

Nei vostri lavori e nella vostra visione risuonano spesso i termini luce e raggio, nel vostro percorso autoriale e personale cosa vi ha avvicinati a questo modo di percepire ed a questo tipo di forme “appuntite”?

 La nostra è una ricerca sulla luce e proprio quando questa si imbatte nelle strutture, le definisce. Ci interessa la proiezione sintetica dei dettagli luminosi attraverso la pittura, dei volumi, mantenendo sempre al limite l’equilibrio tra la geometria effettiva che struttura la realtà e la geometria visionaria che di quella stessa realtà legge le possibili e infinite estensioni.

In che modo essere un duo ha contaminato il vostro modo di creare come singoli?

Lavorare in due ha tanti vantaggi, lo scambio continuo di idee e di visioni sicuramente arricchisce la ricerca. Temperamenti pittorici complementari che trovano spesso nel lavoro su scala ambientale il luogo privilegiato per la messa a fuoco delle istanze, complesse, che generano il progetto. Il pensiero della geometria è il nostro approdo comune, è il fondamento dello sperimentare. Ma è anche il terreno dal quale guardare alla storia, con le stratificazioni dei segni e dei valori semantici che ogni civiltà ha attribuito alle proprie forme.

Locomotive Breath, 2020, visione della mostra, Casa Azul, Torres Vedras, Portogallo. Progetto Vincitore ottava edizione Italian Council

Dal 2017 avete assunto la direzione creativa dello spazio “L’Ascensore” a Palermo, quali sono le visioni che cercate di promuovere attraverso questo spazio?

Da dicembre 2017 la direzione artistica è stata affidata a noi con una programmazione rivolta soprattutto ad artisti che sentiamo vicini e coraggiosi presenti sulla scena internazionale. Sono invitati a realizzare un lavoro nel segno della sperimentazione e dell’esperienza, avendo la possibilità di trascorrere un tempo variabile, in base al progetto, nella città di Palermo per viverla e confrontandosi con essa e il suo territorio. Guardiamo molto la scena emergente, le accademie di belle arti per esempio sono luoghi che permettono di osservare le future generazioni ma allo stesso tempo andiamo alla ricerca di coetanei internazionali simili o dissonanti per linguaggio proprio per ampliare il raggio di visione.

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