Navigation close button

“My SouthWes” , una conversazione sulla fotografia con Claudia Prontera

 

Proseguiamo con le Mostre di Fotografia Online e interviste agli autori degli scatti, contente del fatto che la scorsa settimana l’iniziativa sia stata molto apprezzata. Forse la bellezza non ci potrà salvare, ma almeno aiutarci in questo periodo difficile.

Incontriamo oggi Claudia Prontera, per la mostra My SouthWes.

Claudia fa già parte del progetto Dimora Sighé sin dal cantiere di ristrutturazione. Sono sue infatti alcune foto della dimora e tutte le foto riguardanti il territorio. La sua poetica ha incontrato perfettamente la nostra filosofia di racconto della terra che tanto amiamo. Claudia è una delle splendide voci del progetto Sighé.

Anche di lei vantiamo la poliedricità: formazione classica, studi di astrofisica e una continua esplorazione fotografica e ora anche grafica.

Claudia, da dove nascono il progetto e il titolo?

Questo progetto nasce per caso, quasi involontariamente, come riflesso incondizionato ispirato ai colori e alle ambientazioni di Wes Anderson nei suoi film. I colori sono tutti delicati e sui toni del pastello, in antitesi quasi con la concezione e i colori tipici del Salento, terra calda, rude, arsa dal sole e dai grandi contrasti. Voglio raccontare questi miei luoghi anche con un velo di nostalgia e meraviglia infantile, soffermandomi sui dettagli, spesso trascurati e ritenuti inutili, ma dove secondo me si nascondono molte storie. Immagino questi angoli come appartenenti ad un passato senza tempo, carichi di storie vissute e di nostalgie da raccontare.

C’è un’altra terra in particolare di cui ti piacerebbe raccontare fotograficamente il lato nascosto?

Sì, mi piacerebbe raccontare una parte degli Stati Uniti, tra Arizona, Nevada e California. Gli States non sono solo grandi città che non dormono mai, credo che ci siano molti più contrasti di quelli che riusciamo a percepire, con città abbandonate e tradizioni che resistono, anche nel cuore del deserto.

Ti cimenti in vari generi fotografici, ma qual è il tuo preferito?

Non ho un genere preferito, questo progetto mi ha portata a vivere i miei luoghi in modo diverso, ma forse quello che sento più mio è quello concettuale: lì ogni foto è quasi un autoritratto, molto più personale, anche se io compaio molto raramente nei miei stessi scatti.

Hai parlato di meraviglia infantile. Tendi a scattare d’istinto o per progettazione?

La maggior parte dei miei scatti sono frutto dell’istinto, guidato da un dettaglio dal contrasto tra luce e ombra.
Altre foto, quelle più personali, sedimentano per un po’ e poi le realizzo.

Parlando di uno scatto in particolare mi hai detto che esso ti ha provocato una sensazione di rapimento. Cosa si prova per un’immagine del genere: la sensazione di aver immortalato una realtà o di averne creato addirittura un’altra?

Domanda impegnativa. Spesso quando sono in giro mi capita di dire o pensare ‘ho visto una foto’. In qualche modo quindi parte tutto dal voler immortalare la realtà, così com’è, ma allo stesso tempo io ‘vedo’ lo scatto finito, con colori e tagli che di fatto aggiungono qualcosa in più, quasi a creare un nuovo modo (o mondo) di vedere il soggetto stesso.

 

Ringraziamo Claudia per queste suggestioni, vi invitiamo a visitare la mostra online domani su https://www.instagram.com/sighepuglia/ e a visitare il suo profilo https://www.instagram.com/alnilam_/?hl=it

Ci vediamo nel prossimo fine settimana, con altre mostre.

_

Dimora Sighé non è solo una dimora di charme nel cuore del Salento ad Alessano, ma anche un progetto culturale diretto da Elisa Cazzato, e teso a valorizzare le bellezze del Salento più autentico.

Filosofia

 

 

 

Condividi