“Die Heimat Umarmt”, una conversazione sulla fotografia con Maria Giovanna Sodero
Proseguono le Mostre di Fotografia Online di Dimora Sighé e le conversazioni con gli autori degli scatti, durante questa settimana, inconsuetamente di Giovedì, ma con una ragione ben precisa: il progetto presentato ha come soggetto gli ulivi salentini, nella drammatica vicenda della Xylella. Di Giovedì Santo, ci ricorda il Getsemani.
Il blog di Dimora Sighé incontra Maria Giovanna Sodero, fotografa tricasina di base a Roma e con studi sul mondo artistico condotti in varie città d’Italia ed Europa. Di lei ci affascina la visione sincera delle cose, che si ritroverà anche in questi scatti.
Maria Giovanna, quando mi hai detto che avresti esposto un progetto sugli ulivi colpiti dalla Xylella, mi sono subito incuriosita, perché il tema è delicato e credo che lo sguardo fotografico possa fornire tante interpretazioni. A tal proposito, io ho visto nelle tue foto uno slancio di vita seppur nella morte, un tentativo disperato di innalzamento al cielo da parte di ciò che è rimasto. Siamo in sintonia o lo scopo è un altro?
Tornare dopo diversi mesi di assenza dal Salento, a passeggiare tra le campagne con mio padre, percepire la tinta dei colori che riflettono sulla natura, la luce dell’inverno, fredda, diversa da quella estiva.
Camminare tra le campagne, e sentirsi come all’interno di un museo a cielo aperto.
Tra statue appartenenti alla natura, corpi d’ulivo quasi privi di vita, assenti, di quell’anima che l’uomo ha trascurato, resilienti, stretti tra loro.
Questo ho sentito passeggiando tra le campagne come musei, tra la profondità e il cielo.
Vite interrotte, con i loro piccoli rami nascenti creano uno spazio per tornare ad esistere, come la natura in questo periodo storico ci insegna. Noi ci siamo fermati, ma lei sa sempre trovare il suo spazio per andare avanti.
Il titolo del progetto è tedesco e quindi estremamente denso. Ce lo potresti spiegare?
Il termine Heimat ha dettato che il titolo fosse tutto in lingua tedesca, restituisce il significato che sento.
La traduzione del termine è “la patria”, intesa come tutto ciò che costituisce lo spirito, le radici e la casa.
Nella lingua italiana non ho incontrato una parola che descrivesse tutto questo.
Die Heimat Umarmt è “Un abbraccio alle radici”.
Gli ulivi mi danno la sensazione di essere abbracciati a loro stessi, stretti nel tempo.
Spesso mi hanno colpito le ‘soluzioni’ della natura anche nel dramma: ho visto tanti ulivi, ormai mozzi, coperti di edera a tal punto da sembrare belli pur nel dolore. Ora che anche noi umani viviamo un momento collettivamente difficile, quale ruolo pensi che abbia la fotografia?
Credo la fotografia abbia un ruolo fondamentale: viviamo un periodo totalmente nuovo, è un momento di passaggio, o comunque in continua evoluzione.
Siamo in una costrizione fisica e un’implosione mentale, e la fotografia ha il ruolo di essere lì, da portavoce per il futuro, testimone del tempo.
Dialogando con diversi fotografi, tutti abbiamo avuto la sensazione di essere anche noi fermi: il fotografo per eccellenza dovrebbe poter documentare la realtà, ha la possibilità di creare memorie future, oltre che per il presente, ma ora è tenuto a restare fermo in uno spazio.
Questa è l’occasione che anch’egli ha di cambiare punto di vista e di non spingersi a cercare fuori di sé quell’attimo, ma di cogliere quel Punctum, definito così da Ronald Barthes (citato nella sua opera La camera chiara), nel proprio spazio, nel proprio quartiere, o in quel luogo in cui si trova a vivere. Spesso si rimane affascinati dal giardino del vicino poiché appare più semplice da raccontare in quanto alimentato da motore che porta a cercare, interpretare; ma ora è il nostro giardino che deve essere raccontato, per illustrare agli sguardi del futuro cosa è stato.
Le foto di te e tuo padre all’interno degli alberi trasmettono un’idea di partecipazione, di comunione. Qual è il significato di questi scatti per te?
Statue di corpi abbracciati tra loro, stretti, silenti, il nostro corpo vivente all’interno di essi, prova per un attimo a restituire il calore della loro anima, della loro storia che sembra aver perso la sua voce.
È stato emozionante avvolgermi di corteccia, rassicurante, come il calore di un padre.
Ringraziamo Maria Giovanna, vi invitiamo a visitare la mostra online solo oggi nelle Instagram Stories di Dimora Sighé: https://www.instagram.com/sighepuglia/
Alla prossima mostra!
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Dimora Sighé non è solo una dimora di charme nel cuore del Salento ad Alessano, vicino a Leuca, ma anche un progetto culturale diretto da Elisa Cazzato, e teso a valorizzare le bellezze del Salento più autentico.
Leggi qui le precedenti conversazioni sulla fotografia del progetto
Le Mostre di Fotografia Online di Dimora Sighé:
A presto!