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“Amnesie dell’Ordinario” Una conversazione sulla fotografia con Andrea Perrone

 

Proseguiamo con le Mostre di Fotografia Online di Dimora Sighé e conversazioni con gli autori degli scatti, un appuntamento del fine settimana che ci dà energia creativa, l’energia del confronto riguardo al modo di vedere quel mondo che in questo momento ci sembra un ricordo lontano.

Il blog di Dimora Sighé oggi incontra  un giovanissimo, Andrea Perrone, studente di giurisprudenza di 19 anni. Andrea ha una grande passione per la fotografia analogica.

Andrea ci ha raccontato la sua visione del ritorno al vintage in varie forme d’espressione, dalla musica all’abbigliamento fino, appunto, alla fotografia, esprimendo una sua concezione di ciò che è un vero ritorno alle origini e ciò che invece è semplicemente moda passeggera.

Andrea, a cosa pensi sia dovuto il ritorno alla fotografia analogica oggi?

Forse in questo caso non si tratta solo di moda, anzi. Oggi i sensori, i software e, più in generale, la tecnologia presente su tutti gli smartphone ha portato ad un sostanziale involgarimento della tecnica fotografica e ad una sua conseguente corruzione, permettendo a chiunque di definirsi fotografo.

I più fedeli al concetto artistico-fotografico, hanno spesso preferito intraprendere un percorso parallelo a quello digitale, addentrandosi ed esplorando, in alcuni casi per la prima volta, il mondo della pellicola.

Tutto ciò, nella maggioranza dei casi ha portato professionisti, ma anche neofiti ed amatori a rivalutare completamente la percezione che in precedenza avevano della fotografia, mettendosi spesso alla prova con vecchie macchine analogiche, per la maggioranza sprovviste di auto-focus e di esposimetri, oltre che di numerosissimi strumenti ed indicatori di cui oggi anche le più economiche macchine digitali dispongono.

Ciò non di meno, l’ ambiente  analogico si presenta ampio e letteralmente ricco di sfumature, dal momento che l’immagine di qualità non viene creata solo da un’ottima lente e dalle capacità di chi impugna lo strumento, ma sopratutto dalla pellicola, che in base alla sua emulsione, alla sua sensibilità ed al suo stato di conservazione, crea scene uniche, talvolta impreviste anche dall’artista, che gli consentono di creare situazioni sempre diverse e genuine, in base ai rullini utilizzati.

 

Pensi che, una volta avvicinatisi a questo mondo, se ne possa fare poi a meno?

Chiunque si sia avvicinato a questo fantastico mondo ne ha difficilmente potuto fare a meno, visto che spesso ha significato rendersi partecipe di un rituale che, nel buio di una camera oscura, ha portato via via alla nascita del concetto di “slow photography” e cioè di una fotografia che necessita dei suoi tempi, dove l’immagine catturata, impressa su di una pellicola, in seguito allo sviluppo, nasce timidamente tra le mani di colui che l’ha immaginata.

 

Amnesie dell’Ordinario. Da dove nasce in te l’interesse per ciò che è dimenticato? Pensi di volerlo esprimere in futuro in maniera sistematica?

Ognuno di noi porta con sé una buona dose di paura. Tuttavia, questa non va per forza intesa in senso negativo, perché, a volte, può divenire un’inesauribile fonte di energia, di ispirazione e d’espressione.

Ciò che, personalmente, più temo è dimenticare ed essere dimenticato. L’Oblio mi spaventa, perché sono convinto del fatto che chiunque muoia senza aver lasciato una traccia di sé, è come se non fosse mai nato.

Da qui, nasce la mia propensione verso tutto ciò che è abbandonato, lasciato in balìa di se stesso e che ad uno sguardo superficiale ed incurante appare essere parte indistinta del quotidiano.

Nell’estrema semplicità delle mie foto e nel freddo taglio che concedo ad ogni fotogramma, a volte amplio il senso di decadenza sovraesponendo la pellicola, al fine di ottenere foto più rumorose. In questo modo, cerco di raccontare di più: in una finestra, ci vedo il sole; in una piscina vuota, la nostalgia dell’estate; in un pezzo di mare, uno specchio.

Non so a cosa, nel tempo, mi possa portare la passione per la fotografia. Di certo, quello appena descritto è un aspetto che anche nel futuro è destinato a rimanere fondamentale e che in un modo o nell’altro preferirei associare a nuove tecniche di scatto, piuttosto che abbandonare.

 

Ringraziamo Andrea per queste suggestioni analogiche, vi invitiamo a visitare la mostra online domani sulle Instagram Stories di Dimora Sighé: https://www.instagram.com/sighepuglia/

Ci vediamo nel prossimo fine settimana, con altre mostre.

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Dimora Sighé non è solo una dimora di charme nel cuore del Salento ad Alessano, ma anche un progetto culturale diretto da Elisa Cazzato, e teso a valorizzare le bellezze del Salento più autentico.

Scopri qui la nostra Filosofia.

A presto!

 

 

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